A cosa si riferisce questo grafico? Alla “tempesta perfetta“. Non stiamo parlando delle previsioni catastrofiche dell’economista francese Nouriel Roubini della New York University, che potrebbero portare ad una crisi economica gravissima a seguito del ristagno degli Stati Uniti, dell’acuirsi del problema dei debiti sovrani europei, della decelerazione delle economie emergenti come quella cinese e del rischio di conflitto militare in Iran.
Il grafico si riferisce ad un fatto ancora più serio e preoccupante: Il 22 agosto è il giorno in cui il consumo di beni naturali nel mondo supera la quantità prodotta nell’intero 2012. Una data, calcolata dal Global Footprint Network di Londra, che ogni anno si sposta indietro: nel 1987 era il 19 dicembre. “Entro la metà del secolo ci serviranno due pianeti“.
Oggi, a nemmeno due terzi del 2012, è già l’Overshoot Day, giorno in cui si sono esauriti i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno. “Per sostenere i nostri elevati consumi, abbiamo esaurito le riserve di risorse e abbiamo permesso che la CO2 si accumulasse nell’atmosfera”, spiega il Global Footprint Network (Gfn), l’istituto di ricerca che da 25 anni calcola il deficit ecologico planetario.
Atteggiamento miope e pericoloso, avvertono gli scienziati, che non tiene conto di un aspetto fondamentale: “Mentre le economie, la popolazione e la domanda di risorse crescono, le dimensioni del nostro pianeta rimangono le stesse”. Urgono cambiamenti, dunque, perché “vivere in una situazione di Overshoot non è sostenibile nel lungo termine”. Scarsità idrica, desertificazione, ridotta produttività dei campi coltivati, collasso degli stock ittici e cambiamenti climatici: sono solo alcuni degli effetti del sovra-consumo di risorse che caratterizza gran parte delle economie globali. E che, dal 1961 a oggi, ha progressivamente aumentato, fino a raddoppiarlo, l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale.
L’Earth Overshoot Day è un concetto ideato dalla New economics foundation di Londra. Si tratta in sostanza del rapporto fra la biocapacità globale (ossia l’ammontare di risorse naturali che la Terra è in grado di generare ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità); il tutto moltiplicato per il numero di giorni dell’anno (365). Il primo Overshoot Day dell’umanità è stato il 19 dicembre 1987. Tre anni dopo, nel 1990, il giorno del sovra-consumo era già passato al 7 dicembre, e dieci anni dopo (1997) al 26 ottobre. L’anno scorso il deficit ecologico è stato raggiunto il 27 settembre, ma quest’anno siamo riusciti a peggiorare ulteriormente: 22 agosto.
“Ci stiamo spostando su un livello di domanda di risorse non sostenibile, e molto prima che l’anno sia finito” puntualizzano gli scienziati del Gfn. Di questo passo, infatti, entro la metà del secolo il mondo avrà bisogno di due pianeti per far fronte alla sua voracità di beni naturali. A meno che, nei prossimi anni, non sarà in grado di ripensare i modi e i tempi dei suoi consumi.
“È come spendere il proprio salario annuale in otto mesi, consumando i risparmi anno dopo anno”, fa notare Mathis Wackernagel, presidente del Gfn: “Varie nazioni del mondo hanno iniziato a sperimentare dolorosamente cosa significa spendere più di ciò che si guadagna”. “Ora che tentiamo di ricostruire le nostre economie sane e robuste, è il momento di proporre delle modalità che siano valide e adatte per il futuro” aggiunge Wackernagel.
Eccesso di pessimismo? Numerosi segnali che si stanno accumulando sembrano dire di no, che stiamo davvero esagerando e che, se non cambiamo tempi e modi della crescita futura, il nostro pianeta non riuscirà a star dietro alle nostre richieste.
Se così fosse, gli ambientalisti sarebbero davvero tragici profeti di sventura.
(ringraziamo il Fatto per le informazioni utilizzate per l’articolo)